Definire un sarau come un
incontro conviviale in cui si ascolta musica, si balla, si legge, si
mangia e si beve sarebbe quanto meno riduttivo. E a dirla così,
qualche malizioso potrebbe pensare a una di quelle “cene eleganti”
che sino a pochi mesi fa tenevano banco dalle parti di Arcore.
Non si tratta neppure del
classico convegno riservato a intellettuali veri o presunti, in cui
gli invitati vengono traumatizzati con discorsi pesanti come una
peperonata fredda di frigorifero e più incomprensibili del teorema
di Scherr.
Il sarau è essenzialmente
un momento di scambio e di confronto, che coinvolge il cervello e i
sensi, ma soprattutto il cuore. E' un'occasione in cui ti senti un
tutt'uno con gli altri pur contribuendo con la tua individualità. E
ne esci talmente carico di stimoli e di riflessioni da aver voglia di
conoscere sempre di più i luoghi, le culture e le persone di cui hai
avuto solo un breve, ma molto saporito assaggio.
Sebbene non tutte le
lingue che si ascoltano ci siano familiari (con lo spagnolo e il
portoghese posso cavarmela, ma di fronte all'ucraino e al wayùu mi
arrendo!), le emozioni suscitate sono tante che il battito cardiaco
si accelera a mille, specialmente se si conclude con un'esibizione di
percussioni africane come quella del gruppo Tam Tam.
Mi riempie di gioia il
fatto che il sarau del 16 giugno scorso si sia svolto nella
biblioteca Berio, perché in genere le biblioteche sono luoghi
austeri, grigi, tassativamente silenziosi e frequentati quasi
esclusivamente da studenti o lettori incalliti. La Berio ha invece
ribadito di essere un posto dove si fa Cultura con la C maiuscola,
Cultura per tutti, dove non ci si limita a piazzare libri negli
scaffali e si fa anzi in modo che l'utente non sia solo un soggetto
passivo.
E allora grazie a Benicia,
presidentessa dell'Associazione Luanda che ha organizzato questo
sarau, anche se io la preferisco col vestito bianco da bahiana.
Grazie a Marta, che oltre
ad aver scattato più foto di Fabrizio Corona, ha dato un valido
contributo nell'allestimento del rinfresco.
Grazie a Valentina e a
tutte le altre amiche di cui non ricordo i nomi, perché gli
stuzzichini erano squisiti e l'analcolico alla frutta andava giù che
era un piacere.
Grazie a Carla, che in
fatto di creatività potrebbe gareggiare con stilisti di moda e
disegnatori di gioielli, e che si è disimpegnata alla grande anche
fra palco e backstage.
Grazie a Maria Eugenia,
che oltre a possedere un'eccellente padronanza lessicale
dell'italiano, riesce a presentare gli eventi in programma con toni e
pause da professionista della comunicazione.
Grazie a Ronaldo, che con
la sua chitarra e il suo talento ha fornito a tutti noi partecipanti
un valore aggiunto col suo sottofondo musicale.
Grazie a Elena, che pur
non potendo assistere al sarau è venuta a salutarci e mi ha poi
telefonato per farselo raccontare.
Grazie a Oksana Zvir,
cantante ucraina che oltre ad avere più voce e più presenza scenica
di molte artiste del Festival di Sanremo, ha il buon gusto di non
truccarsi da cinquantenne come fa invece Anna Tatangelo.
Grazie alle ballerine che
si sono succedute sul palco, cioè Cristina Coviello (il suo
spettacolo avrei voluto portarlo io sulla scena, ma mi hanno fatto
presente che le ambulanze non possono arrivare sino alla Sala dei
Chierici); Eneida Troselli, Claudia Martinez, Hilda Salcedo, Tanya
Gonzalez e la piccola Nicole che hanno ballato il Calipso venezuelano
(io al massimo posso provarci col Limbo e solo con una bottiglia di
Ceres in mano, chi era presente a Cornigliano l'11 maggio se lo
ricorda...); Anahita Tcheragali, che con le sue danze persiane ha
dato un saggio di classe, eleganza e sensualità.
Ho già accennato alle
creazioni di moda di Carla, ma devo fare i complimenti alle ragazze
dell'Associazione Luanda che hanno sfilato coi suoi vestiti e i suoi
gioielli come meglio nessuna indossatrice avrebbe potuto fare.
E ora passiamo ai tanti
lettori che ci hanno tenuto compagnia durante il sarau: mi auguro di
non dimenticarne nessuno e se ciò accadesse mi scuso di cuore.
Grazie dunque a Beatrice
Impronta che ci ha presentato il suo libro “Matrioske”. Grazie
alla professoressa Amina Di Munno che ci ha tradotto un brano da “Le
cinque stagioni dell'amore” di João
Almino.
Grazie
a Daniela Malini, autrice delle poesie “Adesso” e “Come una
carezza senza amore”, che a giudicare dall'intensità degli
applausi ricevuti hanno colpito nel segno.
Grazie
a Mayela Barragan e al poeta José Fernandez Silva Uliana, la cui
lingua madre Wayunnaiki è talmente ricca di suoni evocativi che ho
scelto di chiudere gli occhi per poterli apprezzare pienamente.
Grazie
a Dulce Correia: chi avrebbe mai detto che dopo aver sentito parlare
di lei per anni dal mio amico Carlos, l'avrei conosciuta casualmente
quando meno me l'aspettavo? Il sarau serve anche a questo!
Sempre
in tema di lingua portoghese, è stato molto apprezzato l'intervento
di Goffredo Feretto, traduttore de “L'ultimo scritto” di Mario de
Sà-Carneiro.
Non
poteva poi mancare la letteratura africana, e ci ha pensato Jacques
Lita Botembe a trasportarci in Congo sulle ali della poesia.
Il
Gruppo di lettura lusofono-spagnolo, del quale sono fiero di far
parte da tre anni, ha portato al sarau una rappresentanza molto
significativa. Angelo, Caterina, Silvia e Roberto hanno proposto alla
platea alcuni brani di notevole spessore e Priscilla ha confermato le
sue indubbie doti recitative muovendosi sul palcoscenico con una
sicurezza e una verve fuori dal comune. E comunque permettimi di
dirti, amica mia, che il bianco che ti sei trovata non mi sembra
affatto male, anzi!
Concludo
la carrellata ringraziando due persone che mi stanno particolarmente
a cuore. La prima è mio padre Sergio: “Il lupo mannaro”, che ho
avuto il piacere di leggere, è ispirato a una sua avventura
d'infanzia nel dopoguerra; io non ho fatto altro che metterla su
carta e trasformarla in una sorta di favola, ovviamente a lieto fine.
Grazie
poi a mia moglie Sara che mi ha accompagnato con tanto entusiasmo.
Del resto, un sarau senza Sara che sarau sarebbe?
Perdonatemi
questa battuta e conservate il più lungo possibile nel vostro cuore
le immagini, i suoni e le parole di questo nostro bellissimo
incontro.
Fabio